martedì 15 settembre 2020

CANTURINA BIS: UNA STRADA CHE COMPROMETTE ALCUNE AREE VERDI DEL PARCO REGIONALE GROANE-BRUGHIERA

Un nutrito numero di gruppi ed associazioni del territorio della Provincia di Monza (tra cui le medesi di Impulsi - Sostenibilità e Solidarietà e di Sinistra e Ambiente ) e di quella di Como su cui è allocato il Parco Regionale delle Groane e della Brughiera hanno stilato un comunicato/documento dove esprimono la loro ferma contrarietà al progetto che prevede la realizzazione di una tangenziale denominata "canturina bis" nel comune di Cantù.

Tratteggiato in rosso il tracciato della "canturina bis". In verde le aree boscate
 
Ancora una volta c'è chi pensa di risolvere i problemi di traffico con una nuova strada, anche questa come la tangenziale di Mariano Comense, dentro alcune aree libere e verdi della Brughiera, ora incluse in un Parco Regionale.
Certo, opporsi alla realizzazione di nuove strade significa assumere una posizione difficile perchè molti vedono in questi progetti di tangenziali la soluzione al problema del traffico urbano che attanaglia il canturino e il comune di Mariano.
Chi supporta questi nuovi tracciati stradali vuole spostare il traffico di attraversamento dalle zone centrali o da quelle problematiche incanalandolo su una bretella esterna e poco importa se così si andrebbero ad intaccare e a compromettere definitivamente zone verdi libere quali quelle della Serenza, da poco entrate a far parte di un Parco Regionale.
Senza dimenticare che qualsiasi nuova arteria, nel tempo, non fa che richiamare nuovi volumi di traffico dimostrandosi quindi nei fatti non risolutiva dei problemi di viabilità.
Sarà difficile ottenere ripensamenti e fare accantonare definitivamente queste facili "soluzioni" che raccolgono consensi trasversali.
Certamente serviranno collegialità e condivisione tra i gruppi firmatari del documento poichè solo un'azione prolungata di tutti ci consentirà di ampliare il numero dei soggetti contrari alla realizzazione di questo nastro d'asfalto.
 
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NO ALLA CANTURINA BIS E NO A NUOVE STRADE

Il TERRITORIO E' IN ESAURIMENTO


Da più parti si leva un coro di richieste di strade senza le quali, sembra, non sia più possibile far funzionare questo territorio e le sue economie. La disponibilità di denaro, o la ricerca di finanziamenti regionali, stimola le proposte più audaci e assurde, spesso frutto di ipotesi progettuali vecchie e obsolete, mai realizzate, rimaste come righe rosse su fogli di carta.
Così appena Regione Lombardia annuncia supporto agli interventi sul territorio, questi progetti vengono riproposti come panacea risolutiva dei problemi del traffico.
Sempre richiamandosi ad una "mobilità sostenibile", che però rimane solo parola vuota.
Così l'incapacità della politica di vedere i problemi nella loro complessità e interezza genera solo pesanti ripercussioni su un territorio già fortemente urbanizzato e in continuo impoverimento, mentre la tanto enunciata “sostenibilità”, è ricercata sempre 'dopo' aver predisposto progetti e investimenti.
E' la totale incapacità di immaginare una differente mobilità che porta inevitabilmente a riproporre un modello consolidato e perdente: diluire il traffico costruendo una nuova strada!

C’è una totale mancanza di visione e programmazione generale in queste proposte di nuove strade, slegate da ogni logica e da ogni previsione. Sono scelte calate dall'alto in documenti di piano incapaci di dare forma alle reali necessità della comunità. Come si può pretendere di affrontare il problema del traffico e della mobilità se a Cantù nemmeno gli strumenti deputati (Piano Urbano Del Traffico del 2015) hanno tentato di farlo? Lo strumento di indirizzo elaborato, al di là di soluzioni che interessano esclusivamente il centro storico, non è stato in grado di leggere le interrelazioni con le aree periferiche e con il territorio, bacini da cui si sviluppano le problematiche legate alla mobilità canturina.
Come si può affermare che si vogliono risolvere i problemi di mobilità di Cantù quando non si conoscono nemmeno i dati aggiornati dei flussi di traffico, considerato che quel documento è stato approntato utilizzando i dati rilevati nel 2008?
La Canturina Bis è perfettamente coerente con questa logica: un'opera inutile perché pensata senza conoscere le reali dinamiche generate dal territorio.
Un progetto di carrozzabile che segue la logica della distribuzione casuale di residenza, attività produttive e commerciali, ossia di un modello disordinato e improvvisato di sviluppo: quello di uno sprawl, una dispersione urbana che impone continuamente nuovo aumento di suolo coperto per soddisfare bisogni di mobilità
La politica chiede di proporre alternative: non è pensabile, dopo le obiezioni sopra descritte, proporre un altro tracciato, magari con la stessa modalità di casualità per disegnare sulla carta un’altra riga rossa.
L’alternativa è una valutazione complessiva e complessa dei flussi di traffico, degli elementi attrattivi sul territorio, della distribuzione delle funzioni, delle interrelazioni con la viabilità alla scala più ampia, della distribuzione delle infrastrutture e della presenza delle alternative date dai mezzi pubblici e dalla mobilità dolce.
Questi secondo noi sono alcuni dei temi più importanti da affrontare, se si vuole risolvere seriamente il problema della mobilità nei nostri territori:
  • guardare la città e il territorio nel suo complesso e soprattutto facendo riferimento alle reali esigenze odierne di spostamento delle persone e delle merci, leggerne le relazioni e le criticità valutando le risorse economiche e i dati a disposizione e le necessità effettive per affrontare in modo adeguato i problemi che hanno sempre implicazioni ad una scala ampia;
  • studiare una mobilità sostenibile nei fatti, una mobilità che punti sull'utilizzo dei mezzi pubblici, treni e bus, il cui efficientamento garantisca un miglioramento del sevizio attraverso orari coerenti e compatibili, con l'obiettivo di renderli competitivi e garantire una efficiente intermodalità ferro-gomma per alleggerire il carico veicolare sulle strade;
  • progettare e realizzare una rete di piste ciclabili e percorsi protetti per garantire la possibilità di circolazione di mezzi alternativi all'auto su strade interne, ma anche esterne agli abitati;
  • rendere il sistema stradale più efficiente attraverso la razionalizzazione dei tracciati esistenti e una riduzione degli impatti attraverso mitigazioni efficaci per garantire migliore fruibilità e minore congestione;
  • perseguire la tutela delle aree verdi quale garanzia anche per le future generazioni della qualità dell'aria, dell'acqua, del suolo, del paesaggio e della vivibilità e non ridurre quelle rimaste, peraltro sottoposte a tutela e inserite nel Parco Regionale delle Groane e della Brughiera Briantea.

Bisogna mettere in atto tutte le strategie possibili e le azioni per ridurre consumo di suolo, l’inquinamento acustico e dell'aria, il traffico, i costi e i tempi di percorrenza.
L’obbiettivo di tutti deve essere quello di favorire una migliore qualità delle aree per preservare il territorio e le sue preziose ricchezze senza aggiungere nuove colate di asfalto sugli ultimi prati e boschi rimasti!

I gruppi firmatari:

Amici della Brughiera - Mariano

Associazione Marianoduepuntozero - Mariano Comense

Cantù verde, Brughiera e dintorni - Cantù

Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” - Alzate Brianza

Circolo ARCI Noerus aps - Como

Comitato Parco Regionale Groane-Brughiera

Comitato per l'ampliamento del Parco Brianza Centrale

Comitato Sentiero Pedemonte

Comitato Stop al consumo di Territorio - Mariano

Circolo Legambiente di Cantù - Green Station

Circolo Legambiente Laura Conti - Seveso

Fridays for Future - Como

Fridays for Future - Desio

Gruppo Naturalistico della Brianza - Canzo

Il Gambero - Capiago Intimiano

Impulsi - Sostenibilità e Solidarietà - Meda

L’Ontano - Montorfano

Legambiente Seregno APS

No alla strada nel Parco - Mariano Comense

Sinistra e Ambiente - Meda

WWF Insubria


12 settembre 2020

martedì 1 settembre 2020

PERCHE NO AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI NEL REFERENDUM DEL 20 e 21 SETTEMBRE 2020

 

Si avvicina la scadenza del 20 e 21 settembre 2020, date in cui si terrà, unitamente ad alcune elezioni regionali e comunali, il Referendum per confermare o meno la legge di riforma costituzionale sulla riduzione del numero di Parlamentari di camera e Senato.
Il gruppo di IMPULSI-SOSTENIBILITÀ e SOLIDARIETÀ ha prodotto, insieme a SINISTRA E AMBIENTE, un documento in cui vengono evidenziate le ragioni per esprimere un NO al taglio del numero dei Parlamentari.
Ci rendiamo conto che le nostre massime assise Istituzionali necessiterebbero una ben più alta levatura qualitativa, che i rappresentanti dei partiti lì presenti spesso non sono all'altezza o hanno privilegi che li rendono invisi a molti ma la strada da percorrere per combattere lo scollamento tra le Istituzioni e i cittadini elettori non può passare per una riforma demagocica. 

Nei giorni 20 e 21 settembre 2020, unitamente ad alcune elezioni regionali e comunali, si terrà il Referendum per confermare o meno la legge di riforma Costituzionale sulla riduzione del numero di Parlamentari eletti alla Camera e al Senato.

Il numero dei deputati alla Camera scenderebbero dagli attuali 630 a 400 mentre i senatori da 315 a 200.
Il Parlamento nelle sue due assise di camera e senato passerebbe da 945 a 600 membri, più i senatori a vita.
Alla base di questa legge costituzionale, fortemente voluta dal movimento Cinque Stelle (M5S) c'è un rincorrere demagogico delle pulsioni di antipolitica presenti nel nostro Paese, un propinare una narrazione distorta su presunti sostanziosi risparmi sui costi della politica che tali non sono ma che, conti alla mano, appaiono decisamente insignificanti nel loro ammontare.
Se consideriamo che, in base a quanto riporta il bilancio della Camera, nel triennio 2018-2020 per pagare indennità e rimborsi a 630 deputati lo Stato spende ogni anno 144,9 milioni di euro, ricaviamo un costo annuo di 230 mila euro a deputato.
Una riduzione di 230 deputati creerebbe un risparmio potenziale di 52,9 milioni di euro ogni anno.
Il Senato spende invece 249.600 euro l’anno per senatore.
Un taglio di 115 membri di Palazzo Madama farebbe risparmiare circa 28,7 milioni di euro ogni anno. Si tratterebbe quindi rispettivamente del 5,5% delle spese totali di Montecitorio e del 5,4% di quelle di Palazzo Madama.
Tra Camera e Senato, quindi, i risparmi sarebbero al massimo di 81,6 milioni di euro ogni anno.
Questa cifra, rapportata al nostro debito pubblico, significa lo 0,005% e un seicentesimo scarso di quanto spende l’Italia ogni anno solo di interessi sul debito stesso.
Se le intenzioni di chi ha supportato questa modifica costituzionale erano quelle del tagli dei costi, più efficace sarebbe stato agire sul dimezzamento delle cospicue indennità dei Parlamentari, azione che invece non è stata minimamente presa in considerazione.

Fortemente intaccato risulterebbe invece il diritto di rappresentanza dei cittadini italiani che vedrebbero drasticamente ridursi la possibilità di essere rappresentati in Parlamento da una persona da loro scelta.

L’Italia ha oggi, con 945 parlamentari eletti e 60,4 milioni di abitanti, un rapporto di 1 eletto ogni 64 mila persone.
Se passasse la riforma costituzionale, con 600 parlamentari eletti, avrebbe un rapporto di un eletto ogni 101 mila persone.
Alla stessa stregua , i gruppi politici minori rischierebbero di non essere più presenti nel Parlamento.
Nei fatti, tagliare il numero dei parlamentari comporterebbe il reclutamento di una classe politica più subalterna ad un "capo" sia nella definizione delle liste sia nella successiva fedeltà di mandato e meno legata al territorio.

La tanto disprezzata "casta" ne uscirebbe addirittura rafforzata.
Il problema del Parlamento è di natura qualitativa e non quantitativa ed è giusto chiedere di essere MEGLIO rappresentati mentre è dannoso essere MENO rappresentati.

SINISTRA E AMBIENTE - Meda

IMPULSI - SOSTENIBILITÀ e SOLIDARIETÀ - Meda