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sabato 12 febbraio 2022

“IL BAMBINO CHE CONOBBE IL TERZO REICH”, IL ROMANZO SCRITTO DA UN GIOVANE MEDESE

Questo post è un poco differente dai soliti ove trattiamo e informiamo di argomenti inerenti l'ambiente, il territorio e le vicende amministrative.
Questa volta ospitiamo la recensione, curata da Anna Caioli, di un libro: "Il bambino che conobbe il Terzo Reich" scritto da Vittorio Riccardo Belloli, un giovane medese.
 
RECENSIONE: “IL BAMBINO CHE CONOBBE IL TERZO REICH” 
 
 
L’autore del libro, Riccardo Vittorio Belloli, è un giovane di 24 anni, è di Meda e qui ha frequentato le scuole dell’obbligo. Ora è iscritto alla facoltà di Storia dell’Università degli Studi di Milano.
Riccardo ha scoperto la sua vena narrativa alle “medie”, che ha frequentato all’Anna Frank, quando la sua professoressa di Lettere lo incoraggiò ad avere fiducia in sé stesso, sebbene non si sentisse apprezzato da altri insegnanti.
Sono stata io la sua “prof.” di Lettere nel triennio e non nego di essere orgogliosa che questo “mio” ragazzo abbia raggiunto risultati tanto soddisfacenti. Come dicevo, infatti, la timidezza e la riservatezza dell’adolescenza non lo aiutavano nel rapporto sia con i compagni sia con gli insegnanti. Quel che ai tempi non era in grado di esprimere a voce, io però lo leggevo nei suoi temi. Certo, erano forse difficili da decodificare, visto che aveva una grafia pessima, ma le idee, i propositi, quelli c’erano. Il metodo che mi sono data nell’approccio con i giovani è basato sull’empatia e la disponibilità all’ascolto (che forse mi sono mancati nei miei lunghi anni di “scuola”) e il feed-back è sicuramente positivo, dunque per me Riccardo è stato una conferma che l’insegnamento e l’apprendimento si fondano sulla bontà dei rapporti che vengono instaurati nella classe e che stimolano i ragazzi nel loro percorso conoscitivo.
Riccardo Belloli durante una lezione di rugby, sport che pratica da tempo
Riccardo è molto sensibile ai temi della giustizia, del dialogo, del confronto, del rispetto delle diversità e ciò lo deve al fatto di aver ricevuto un’educazione ispirata a questi valori. Queste sono le basi da cui è partito, unitamente all’acquisizione di una maggior fiducia nelle proprie capacità, per scrivere una storia semplice, ma ricca di riflessioni, che permette spunti e collegamenti con l’attualità a partire dalla Shoah.
“Il bambino che conobbe il terzo Reich” è il racconto della vicenda di Otto, figlio di una S.S. nazista, che con la famiglia si deve spostare da Berlino, la sua città natale, per seguire il padre a Buchen una località della Turingia.
Nel corso della lettura scopriamo, presi per mano, l’importanza degli incontri di Otto durante le sue “fughe” sui sentieri vicino a casa e che lo portano in un ricco frutteto dove lavorano due individui “[…] sulla quarantina, tutti e due rasati e senza barba, molto molto magri. Indossavano questa specie di pigiama a righe bianche e blu, e ai piedi avevano degli zoccoli di legno che sembravano tutto tranne che comodi.”
In questo libro gli incontri con le persone sono il tema centrale, il resto fa da corollario, lo stesso Otto non è più il protagonista di una storia, poiché proprio dagli incontri emerge che la sofferenza dei deportati nei Lager nazisti diventa “pietà” nei confronti di Otto, infatti lo proteggono, nascondendogli la verità su suo padre, organizzatore dello sterminio.
È interessante questo “romanzo breve” che consente diversi piani di lettura, dunque fruibile da un pubblico differenziato.
Per i più giovani vale il racconto storico, narrato in modo molto scorrevole. Per i più grandi è un’occasione di riflessione profonda anche sul ruolo dell’educazione nello sviluppo delle personalità.
Le riflessioni conclusive dell’autore sono invece il suo “manifesto” ideologico che possiamo condividere oppure no, ma che non interferiscono nella lettura anzi, ci fanno capire le motivazioni di fondo per cui Riccardo ha scelto il tema dell’ingiustizia di ogni persecuzione contro le diversità.

Anna Caioli